Chiudendo il portone
Due tortore planano sul filo della corrente e li sento tubare animatamente.
La mia vicina di casa è intenta nella cura del piccolo giardino e sento il rumore uno per uno, di tutti i ramoscelli che spezza.
Mi guardo in giro e all’angolo sento un uomo intento a spiegare a quello all’altro capo del telefono che il suo contrattempo non era prevedibile ( e altrimenti penso, che contrattempo sarebbe stato?).
Mi rendo conto che siamo tutti immersi in uno strano innaturale silenzio.
“Buongiorno” dico alla vicina e la mia voce sembra un urlo ” non le sembra che tutto sia stranamente silenzioso?”
” Certo ” dice lei interrompendo la sua opera ” la gente è stanca dopo la baldoria di ieri sera”.
Ecco, mi dico, cos’è questa silenzio che mi è apparso così sconvolge: oggi è il the day after Stocco&Stocco…quello che mi sembra silenzio è al contrario il ritorno alla normalità dopo il vociare di centinaia di migliaia di persone.
Sorrido alzando l’angolo della bocca, salgo in auto e accendo la radio: non voglio riabituarmi al silenzio.
Ben oltre stime e capienza
Cittanova piena fino all’orlo e anche di più, chioschi, bancarelle, bar e ristoranti stracolmi.
Una macchina organizzativa davvero imponente, ma questa è un’altra storia.
Pronti a tutto
E secondo te, potevo non impugnare la cara affidabile Canon, ed andare a respirare giovinezza nella gremita via Campanella?
Infatti ci sono stato, e ho parlato, bevuto, scherzato e fatto foto. Ho trovato anche il tempo per sorprendermi ed emozionarmi, e si confermo, la sagra dello stocco è una festa giovane e dinamica, qualcosa che noi oggi non possiamo valutare, ma che in futuro ci sorprenderà con i suoi numeri.
Ragazzi ancorati alle transenne dalle sei del mattino, uno scrosciante tappeto di bottiglie di plastica e bicchieri, giovani che come cavalli stanchi riposavano affrancandosi l’uno all’altro. Cori, volti scritti con pennarelli indelebili, bandane e cappelli (un oceano di cappelli). Zaini e borse, passamano e tanti ma tanti selfies.
E poi fra tanti un bambino che neppure ci arrivava alle transenne. Lo guardo da dietro la macchina e gli chiedo “E tu che ci sei venuto a fare?” Si alza allora sulle punte, quanto basta per emergere e mi dice “Sono venuto a vedermi DJ-Azz“. Sorrido di cuore, poggio la reflex sulle ginocchia lo guardo e gli dico “Azz, e allora vidimundillu!!”
Spettacolo
Stop.
Sono stranamente lapidario, ma quello che interessava me non era il “divo”, ma quelli che lo hanno reso tale. Quelli che nei testi leggono pezzi della propria vita, quelli che parlano al mondo “rappando”, quelli che cantano a squarciagola, quelli che si salutano (inspiegabilmente) chiamandosi “Zio”… volti sinceri e a stanchi, ma davvero tanto felici .
È a loro che dedico i miei ritratti, ed è sempre a loro che va il mio ringraziamento: fotografare tanta trasbordante fanciullezza è stato un onore oltre che un piacere.