Il primo lungo passo

wpid-binario.jpgSud.

Profondo sud.

Il nostro amato sud, quell’ angolo di mondo che ha da sempre nutrito le contraddizioni socilali e culturali.

Una terra antica,vecchia tanto da stuprare il proprio passato costruendoci sopra, senza riceverne danno.

Terra nella terra, latitudine “quantistica” che risponde a leggi proprie, leggi che i fisici ancora non riescono a spiegare. Eppure così profondamente amata, così gelosamente custodita dai propri figli.

Seduto lungo le acciaiose rovine di un passato glorioso della mobilità locale, penso a come debba apparire il mio paese agli occhi di un turista.wpid-mg_1379_1.jpg

Non mi ero mai posto una domanda del genere, e sono più che certo, che neppure voi.

Decido di cominciare percorrendo i binari dismessi, avventurandomi fra gli sconfinati uliveti. Mi guardo intorno, altrimenti perso nel nulla se non fosse per queste due sbarre d’Italico acciaio.

Pochi metri più in la una splendida mantide smeraldina attraversa i binari. Sorrido prendendo coscienza di non essere il solo essere vivente a percorrere questo lungo cimitero delle speranze passate.

Strano che io abbia pensato ai binari come ad un cimitero. Cimiteri che quì, sono tutt’altro che abbandonati, anzi, godono di ottima salute.

Morte e vita, sono più vicine qui che nel resto dell’ occidente industrializzato. Riti antichi, intramontabili, estremamente potenti nelle loro funzioni catartiche, riti che amiamo e dai quali non ci vogliamo separare.

Un passo dietro l’altro, in silenzio e calma, mi lascio trascinare da un filo invisibile attraverso le stradine umide. Alzo gli occhi: alla mia sinistra una vecchia porta mai notata prima. Chissà quanta storia trascorsa davanti al suo uscio, chissa quante apprensioni e wpid-mantide.jpgquante incertezze hanno provato i suoi occupanti. Poco importa, tutto ciò che rimane sono assi tarlate e marce dalle quali vedo emergere tre croci. Scopro una bellezza nascosta che ha per punto focale la mia ritrovata curiosità.

Percorro attento il centro storico. Diciamo, senza voler essere polemico, che molte volte “storico” è una parola abusata dagli omini ingiacchettati delle agenzie immobiliari. Credo ci sia una differenza tra “vecchio” e “storico”. È quella distinzione così chiara ai collezionisti: il vecchio è esausto, vuoto, privo di ogni energia, mentre lo storico è carico di didattico entusiasmo.

Quello che vedo, purtroppo, è vecchio, inoperoso, stanco. Un po’ come quell’uomo che non riesce a ridestare se stesso da una cocente delusione. Bisogna fare pace il prima possibile col proprio passato: ciò che è perso non tornerà, inutile attaccarsi a ciò che è stato:il “vecchio” muore per lasciare spazio e conoscenza al nuovo.

Sono un turista “autoctono”, uno che ha il vantaggio di conoscere la cultura del posto, uno che non prova alcun interesse per le cartoline, per i paesaggi di largo respiro e i borghi incantati .Amo le contraddizioni, amo le cose che mi fanno pensare, e sopratutto, amo la gente, la mia gente così straordinariamente antica, amo questi vicoli bui, umidi nel lungo inverno e arsi nella calura estiva, lo scorrere amorfo del tempo.

La cupola bianca della chiesa mi ricorda che la vita va velocemente via e le cose durature ci fanno sentire meno smarriti, ci fanno scordare per periodi variabili, di essere viaggiatori persi nello spazio e nel tempo.Il mio sud in effetti è così, sospeso tra il vecchio e lo storico, come un wpid-borgo.jpguomo che lanciandosi nel vuoto trattiene il respiro:non sa dove si sta tuffando, non sa se troverà aria e quindi tiene stretto a se quella che ha. In questo siamo un po’ codardi, bisogna ammetterlo:ci ancoriamo a qualcosa di conosciuto, ma trattenendolo gli impediamo di rinnovarsi.

Incontro una signora che attinge acqua da una delle numerose fontane. Parliamo del rigore invernale e delle sue stanche e infreddolite ossa. Sorrido: è la mia gente che rende questa terra così unica.

Cittanova, questo infine è il nome del mio paese,è una cittadina straordinaria, come la Piana di Gioia Tauro.Mi piacerebbe raccontare le sue storie…

Torno di corsa a casa folgorato: prendo la mia reflex ed il suo nuziale corredo. Porto con me una bottiglia di plastica vuota e 10 euro: il viaggio alla scoperta della Piana delle sue segrete meraviglie della sua straordinaria gente ha inizio.

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