– Neanderthal pt III ” La madre dei mafiosi è sempre gravida” –

Facciamo il punto

La strategia del terrore nella società Calabrese è una stagione perennemente florida, criminali nati di una madre sempre gravida, allattati con il latte della grassa Europa, cresciuti con pani di cocaina e istruiti in poligoni improvvisati.

Scusate se questo sarà un pezzo un po diverso dal solito, meglio avvisarvi prima, sono molto deluso e insieme alla delusione c’è anche una buona dose di paura (forse è lei che mi fa battere così forte su questa tastiera).

 

Rifacciamo il punto

A 4 km da casa mia, anzi da casa nostra, una quantità notevole di esplosivo dilania un autovettura. Ma non un autovettura qualsiasi, no, quella del Sindaco di Taurianova Fabio Scionti. Certo i “grigi” quei maledettissimi uomini la cui ignoranza li porta a condividere ideali e modi mafiosi ma non abbastanza da condividerne gli atti criminali, vi diranno che la ndrangheta è meglio dell’isis perché non attacca chiunque, ma solo bersagli precisi o come vi diranno “idu sapi pecchì” (lui [il sindaco] lo sa il perché). Perché è purtroppo opinione comune che se non fai “nulla” la ndrangheta non ti tocca.  Rimane da chiarire cosa sia questo “nulla“.

Devi assolutamente capire di cosa stiamo parlando, prima di andare avanti devi leggere questo  un articolo a caso (ma non troppo) per farti capire bene bene che stiamo parlando di uno stato nello stato. Stiamo parlando del fenomeno criminale più vasto e meglio organizzato del pianeta, con cospicue disponibilità economiche e grande copertura istituzionale.

E insomma vorrei scrivere tanto, vorrei vomitare offese e imprecazioni a questi uomini verruche sui piedi di Dio, ma andrei ben oltre quello che è al momento il motivo per cui mi sono messo a scrivere e cioè che dall’omicidio Fortugno in Calabria non è cambiato nulla, e sopratutto non è diminuito il potere della ndrangheta.

Comprenderete da soli il grosso e continuo sforzo che faccio per non divagare, ma credetemi se vi dico che ho molta paura, paura derivante dalla non comprensione: non capisco la brutalità, non comprendo l’omicidio e come si possa porre fine ad una vita in maniera intenzionale. Non capisco perché un vigile che fa il suo lavoro debba essere ucciso  (da notare che le dinamiche esatte si scopriranno solo 20 anni dopo) così brutalmente. Davvero non lo capisco.

Vedo mafia ovunque, che a scriverlo fa un po sorridere, a viverlo un po meno. Adesso ad esempio sto guardando dalla finestra di casa mia, vedo le montagne che vanno in fumo a causa di incendi dolosi. Incendi che si traducono in denaro per “qualcuno” e, come diceva Falcone, “segui i soldi e troverai la mafia”.
Vabbè amico mio, parole su parole per non dire sostanzialmente nulla di nuovo, tanto più il senso di oppressione al petto rimane quindi neppure sono riuscito a sfogarmi.

Ricominciamo

Facciamo il punto: qualcuno, anzi “qualcosaha fatto esplodere la macchina del sindaco di Taurianova  facendoci di fatto sentire tutti potenziali bersagli;  vuoi la vicinanza,  vuoi le modalità, vuoi che il cambiamento palese che Taurianova ha intrapreso dopo anni di buio istituzionale e sociale (è reduce infatti da tre amministrazioni sciolte per infiltrazione mafiosa) ci aveva coinvolto tutti, questa cosa così vigliacca ci ha tutti intimamente colpiti.
Un ultima divagazione: la legge che prevede lo scioglimento dei comuni per mafia è stata cucita per la prima volta su Taurianova che nel corso degli anni se ne è rivestita ben quattro volte.

Procediamo

Apprendo la notizia di primo mattino, grazie ad un post molto esplicativo dell’amico e precettore Filippo Andreacchio, giustamente non indignato ne solidale quanto invece incazzatissimo. Approfondisco la notizia ma come la storia insegna per avere particolari degni di nota bisognerà aspettare parecchio, così in questo mio articolo ne  tralascerò del tutto l’aspetto.

Verso le 12,  apprendo con entusiasmo l’invito diffuso a mezzo social dalla consulta delle associazioni di Taurianova, per una mobilitazione spontanea in piazza. Un modo antico e consolidato di dimostrare la propria posizione in questa interminabile battaglia di ideologie che vede schierati i bianchi da una parte , i grigi e i mafiosi dall’altra perché in questa guerra non esiste un centro neutro: o ti fanno schifo o sei come loro.

Scendo quindi alle 19 a Taurianova, reflex in mano e appunti digitali in  tasca (uso Evernote dal primo giorno  per tutti i miei appunti ed è veramente un app straordinaria). Insieme a me Anna, mia moglie, e non perché io l’abbia pregata di venire, ma perché anche lei si è sentita colpita .

A Taurianova, appena dopo aver parcheggiato, incontro subito una ragazza con una maglietta verde fosforescente con la scritta  “Don’t hate, partecipate” .

Mi giro sorridendo ad Anna per quello che sembrava un buon presagio. Proprio in macchina infatti avevamo ragionato sul fatto che ritorsioni negative per atti negativi non portano a nulla di buono. Mi spiego: avete mai sentito dire a qualcuno ” Io sono buono e caro, ma se mi toccano…” lasciando intendere che diventerebbe davvero cattivo? Bene, anzi malissimo. Questo “buono” lo è per codardia (come dice Marco Aurelio) perché non agisce pur volendolo fare, solo per paura delle conseguenze: è un “buono” ipocrita. Il buono è  buono sempre e comunque. La migliore risposta possibile davanti al male è una candida e incorruttibile virtù.

Pochi passi dopo però, in pieno centro, vengo circondato da quelle impressioni che mi hanno indotto a  pensare che in un piccolo comune senza grandi industrie o sbocchi finanziari , tre giunte sciolte prima della scadenza del mandato siano un manifesto di qualcosa che è appena sotto il velo della percezione. Più avanti nel mio resoconto riporterò una frase in particolare, che fa menzione a quel periodo nero della storia Italiana che ha a che fare con le faide. Taurianova infatti, insieme a Cittanova, Locri, Oppido e San Luca, sono state teatro di fatti di una brutalità medievale, dalla quali come ovvio, non si sono ancora del tutto riprese.

Alcuni uomini, quelli noti persino ad una persona di un comune vicino, avevano stampato sul volto un odiosissimo ghigno, come se nella corsa allo scudetto la loro squadra avesse segnato un  importante punto. In realtà la storia (e google) ci dimostra come dopo eventi del genere siano stati irreprensibili le misure adottate dallo stato. Ad esempio fu proprio in occasione dello scandalo del sindaco Macrì, proprio a Taurianova, che lo stato introdusse lo scioglimento dei comuni per infiltrazione mafiosa. Come poi non ricordare l’omicidio di Francesco Vinci (storia che ho raccontato in questo articolo) con tutto ciò che significò per la lotta alla mafia. Insomma qualcosa oggi timidamente si è  mosso, e altro ancora dovrà venire, non potevo quindi perdere come uomo libero e come fotografo la prima mobilitazione spontanea da molti anni  a questa parte.

Piazza della Libertà, Taurianova

Intorno a noi è tutto un continuo muoversi di polizia e carabinieri in borghese con i nervi a fior di pelle e le facce molto tese.
La piazza si è riempita  poco a poco. All’imbrunire spuntano i primi cartelli e dal balcone del comune un grande lenzuolo con la scritta #iostoconfabio. Televisione e radio, giornalisti ed il red carpet dell’antimafia di zona, ops! scusate solita vena polemica, ritorniamo al punto.

Prende la parola Filippo Andreacchio ufficialmente come presidente della consulta delle associazioni e della società civile di Taurianova, in realtà come uomo incazzato e stufo da un sistema che si dimostra ostinatamente autoreferenziale, perché quest’atto, piaccia o no, non è fuori contesto. Nella storia recente di Taurianova troviamo infatti, oltre alle già citate giunte sciolte per infiltrazione mafiosa, enormi fabbriche della droga , un periodo di roghi , intimidazioni attraverso omicidi di animali (attenzione immagini forti) , omicidio per 20 euro  , un super latitante senza mantello nè super poteri ma dal peso criminale galattico  e una faida che si dice terminata nel ‘92  ma che a ben guardare terminata non è . Giustamente Filippo è rabbioso, ad un passo da quella violenza propria degli oppressi, la presa della Bastiglia credo sia iniziata più o meno così. Rimane il suo il miglio intervento della serata, la reazione più vera e condivisibile. Suo anche la battuta finale della serata che se pur con meno veemenza risuona come il discorso che re Leonida fa nel film “300” .

Dopo Filippo una serie di interventi, alcuni spontanei altri un po meno, ma ci arriviamo a poco a poco.

Devo subito ringraziare l’ottimo amico Teodoro Panza,che con molta pazienza mi ha aiutato a conoscere i nomi delle persone intervenute via via. Vorrei anche chiarire, se casomai non fosse già ovvio, che la mia presenza non ha un valore cronachistico ma puramente partecipativo, anche se non mi sarei perdonato l’assenza ad un evento di questa portata storica.

Prende quindi la parola Antonino Bartuccio, che si presenta come rappresentante dei Lions Club (no dico, non che sia illegale, ma lo sapete vero che i Lions sono massoni?) scopro solo una volta tornato a casa la sua storia  solo così riesco a comprendere le parole del suo intervento e anche quelle di alcune persone che al suo passaggio quasi un ora prima, avevano fatto un commento abbastanza aspro che ovviamente non riferisco, ma che chiaramente ribadisce quanto dicevo prima circa un contesto abbastanza difficile. Le parole sue, e che comunque ricorreranno per tutta la serata sono quelle, le solite: (banali?)  “vicinanza“, “solidarietà“, “deplorevole atto“. Su queste frasi avevo espresso già i miei dubbi in un altro articolo, lo trovi quì.

Lui ci è passato, io no, magari sono queste le parole che confortano davvero, ma con me credo che non funzionerebbero. Di certo il suo intervento ha un peso umano fortissimo, una testimonianza, una compartecipazione al dolore, una suppurazione di una ferita mai sanata.
 

Il terzo intervento è quello di un giovane ragazzo, credo di qualche anno più piccolo di me. Una notevole difficoltà ed imbarazzo a parlare davanti alla gente lo rendono subito simpatico ai miei occhi. Giovane, giovanissimo acerbo ragazzo, che affida la conclusione del suo intervento ad un “Ci hanno rotto i coglioni”. Frase forte talmente tanto che il red carpet si guarda imbarazzato mentre la gente sembra gradire molto. Il succo è quello. Sicuramente ha detto ciò che sentiva, ciò che tutti sentiamo, ma alzare i toni significa introdurre parole nuove che inducono nuove riflessioni: alcune cose vengono bene solo se sei un ex comico con uno staff alle spalle e milioni di seguaci. Questo l’unico suggerimento che vorrei dare, quello che ci aspettiamo da lui è che costringa le menti ad una riflessione che sia nuova e perché no, filologicamente inattaccabile. Ci aspettiamo da lui che rimanga a creare i suoi sogni, lavorativi e personali, nella terra che lo ha nutrito. Ci aspettiamo che non abbassi la testa davanti ai mafiosi e che la sua rettitudine sia esemplare.

E il turno di un Don Pino Demasi stranamente di fretta per impegni precedenti. Portavoce di Libera e da sempre impegnato nella lotta alla mafia, il mio concittadino è definito spesso “un grande” e l’ho sentito anche definire nel tempo “un mito“, manifestazione palese di un affetto sincero e sopratutto di un modo di fare che lo ha portato assolutamente vicino ai giovani… però è prete, la sua è in fin dei conti una predica atona e anche quando parla di emozionarsi “alla vita e alle scelte civili” la sua voce non ha alcuna inflessione. Mi aspettavo una maggiore energia, un grido che risuonasse più sentenzioso qualcosa alla Savonarola. Nella serata saranno tre gli interventi fatti da uomini di chiesa. Ogni prete, o ogni parrocchia( faccina sarcastica), ha voluto dire la propria a riguardo. Anche la diocesi di Oppido-Palmi, che ha diramato un comunicato stampa quasi immediatamente dopo l’accaduto.

Grrrrrrrr  :

Quando avranno finito di pregare suggerirei di procedere come segue:
  1. immediata scomunica per i mafiosi condannati in via definitiva, come chiesto da Papa Francesco proprio nella sua visita in Calabria  e come stabilito dal Vaticano ;
  2.  impedire che padrini e madrine mafiosi presenzino al battesimo, alla cresima e persino ai matrimoni in funzione di testimoni , e che ciò non avvenga su giudizio del parroco ma del tribunale: “a cesare ciò che è di cesare”;
  3. adempiere attentamente a quanto sancito dal documento della Conferenza episcopale Calabra  in risposta ai fatti di Oppido (fatti che esistono ovunque non solo lì);
  4. l’obbligo penale di violare il “segreto confessorio” davanti ad una confessione di reato di tipo mafioso (se Tizio mi confidasse l’omicidio di Caio, una mia mancata denuncia mi costerebbe la condanna quantomeno per favoreggiamento. Ora se Maria, la moglie di Peppe, fa sesso a tre nessuno dei quali è Peppe e vuole confessarsi, che lo faccia, e che il prete mantenga il segreto. Ma se confessassi che mio figlio ha ucciso qualcuno,  “Prega per il suo pentimento” mi sembra una bella presa per i fondelli! )
 

L’intervento successivo è di Angela Napoli, che ricordo praticamente da sempre. Sembra compiere uno sforzo immane a mantenere un tono di voce costante, un atto cosciente e misurato per non lasciarsi sopraffare dall’emozione,e io le credo. So che anche lei vorrebbe una Calabria e nello specifico una Taurianova diversa, concedetemi il termine, migliore.  Confessa a tutti di essere stata salvata da un attentato mentre era parlamentare a Roma, confessa nell’apice dell’emozione di comprendere appieno lo stato d’animo del sindaco e dei Taurianovesi, anzi dice, dei Calabresi onesti. Emerge di lei il lato femminile, umano, empatico. Diversamente dalle altre volte in cui l’ho vista dismette i panni da parlamentare,o ex parlamentare ma pur sempre figura politica, per mostrarsi effettivamente ciò che in fondo è: una donna sognatrice offesa dalle barbarie dei suoi conterranei.

È il turno poi di un uomo che nel fare sembra molto padrone di se. Non so chi sia ma almeno riesco a capire che è membro dell’opposizione nell’attuale giunta. È lui a far notare ai presenti l’assenza totale dei membri di opposizione suoi colleghi. Il vociare della gente nella piazza alla sua osservazione assomiglia ad un nido di calabroni che viene disturbato da una pietra lanciata da un ragazzino incosciente, vociare che termina in un grosso applauso. Che Taurianova non sia unita è ovvio e la cosa non riguarda la politica. Taurianova un po come Sarajevo a, porta i segni delle divisioni create dalle molte famiglie coinvolte nella faida.

Dopo di lui il turno di Pino Ciano, rifondazione comunista, uomo che fin dalla primissima battuta non delude lo stereotipo di “comunistone”. Dopo poche parole di presentazione passa subito ad un affondo contro le forze dell’ordine che a suo dire “fin’ora non hanno consegnato alcun responsabile per gli atti criminali compiuti in passato”. Questa cosa comprensibilmente crea il gelo. A ben pensarci Taurianova ha una legione di carabinieri, un comando di pubblica sicurezza e una stazione di guardia di finanza, a Gerusalemme ci sono sicuramente meno militari per abitante. Pensate se non ci fossero stati! Dice che “Queste cose ci riportano al 91”. Ma siamo proprio sicuri che dal ’91 ad oggi la faida sia finita? O è continuata senza morti per le strade(già comunque una grande benedizione)?

 

Parla poi Stella Morabito membro dell’attuale giunta credo, voce comprensibilmente tremante che fra le cose scontatissime ne dice una davvero meravigliosa “l’opposizione è la massima espressione di democrazia”, assolutamente veritiera tanto da lasciarmi per un attimo senza fiato.

Viene dato il microfono ad una signora minuta, sicuramente in pensione dal lavoro ma non in pensione dalla vita sociale. Una maestra dice, proveniente da “fuori” e ormai naturalizzata Taurianovese. Taurianova che dice di amare moltissimo, Taurianova che dice di dover difendere e che incita ad una reazione culturale. “Stanchi” dice ” siamo stanchi,  delle schifezze e del mal’affare, basta con gli intrallazzi” . Lettore carissimo, ma sapessi con quale veemenza e con quale forza ha gridato le sue veraci parole, tanto che non pensavo che un corpo così minuto potesse contenere al suo interno tanta aria da far tonare in maniera così autoritaria le corde vocali. Mi sia concesso un nostalgico, ma non troppo, pensiero a quella schiere di maestre e maestri  che con così tanta passione sono stati nostri pedagoghi ( senza la mia amata maestra Flora, non mi sarei mai appassionato alla poesia). Chissà se gli attentatori di Scionti sono stati suoi alunni.

A sorpresa compare poi un signore in giacca e senza cravatta che incanta la folla con la sua orazione. Mi avvicino a Teo per chiedere chi sia e mi guarda talmente stupito da farmi vergognare: signore e signori ho letto tanto di lui ma non l’avevo mai visto, eccomi difronte a Mario Oliverio presidente della giunta regionale della Calabria (scusa Mario non ho mai fatto segreto il fatto di essere una gran capra). Comunque è un buon oratore che si rivolge subito alle forze dell’ordine dicendosi convinto che essi “consegneranno in tempi brevissimi i responsabili alla giustizia” (certo se non ci riescono sai bella figura di merda!)

“Scionti” dice “resisterà solo se Taurianova lo sosterrà, ed io sono convinto che non mollerà” .
“Taurianova” continua ” è stato un simbolo negativo per la calabria, lo è stato per molti anni e io lo ricordo bene, ricordo gli anni bui.  Oggi Taurianova ha imboccato una strada nuova, Scionti si è messo al servizio della sua comunità e la comunità deve essere colpita tutta dall’evento successo stanotte e reagire!”Il suo intervento si conclude al grido “Scionti la calabria è con te, Taurianova è con te, Fabio non mollare!”Bell’intervento davvero. Di qualità e anche molto di cuore piacevolmente trasversale e apolitico, bravo Mario!

Congedo

Si conclude quindi una riuscitissima, improvvisata e quantomai spontanea mobilitazione popolare la prima che ricordo da decenni.
Rimane la preoccupazione e quella strana sensazione di essere estremamente vulnerabili, difronte a risposte sempre troppo ovvie e voci armate della sola buona volontà e lasciate per il resto in un deserto istituzionale.

La gente mestamente ritorna nelle proprie case, anche la signora con la dentiera traballante che al mio arrivo due ore prima, dopo avermi ricordato tutti gli atti intimidatori subiti dai sindaci precedenti, diceva “Sugnu davvero davvero stufa, non ce la facciamo più”.

No, non ce la facciamo più.

Penso che la mia libertà sia finta, come finta la normalità che mi circonda. Finta perché proverbialmente, finché sto “al mio posto“, finché non spingo la curiosità oltre il velo sottile che separa gli interessi mafiosi dalla mia quotidianità, velo tanto sottile che anche il semplice fare delle foto in situazioni “sconvenienti” potrebbe frantumare, posso condurre una vita ritenuta “onorevole”. E se io volessi guardare le cose da vicino, da dentro, cosa ne sarebbe di me? Mangiato dai maiali o sparato in testa?

Ci congediamo quindi con le parole finali di Filippo

” Ognuno prenda una posizione e dia una mano per come può e con qualsiasi mezzo”

Io scrivo e faccio foto, tu lettore come intendi prendere una posizione?

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